mercoledì 17 settembre 2014

lo spettacolo di arsenal - manchester city e la noia della serie a

Di Diego Del Pozzo

Nel precedente articolo, ho riassunto quanto accaduto in estate al calcio italiano, dopo il fallimento al Mondiale brasiliano, elencando una serie di episodi emblematici di un declino che, invece di arrestarsi, pare destinato a continuare inesorabile. I deficit organizzativi, gestionali, strutturali, progettuali provocano inevitabilmente defaillance tecniche e risultati deludenti. Non ci vuole un genio per capirlo.
E di fronte a uno spettacolo come quello offerto sabato scorso da Arsenal e Manchester City, nell'anticipo dell'ora di pranzo della quarta giornata della Premier League 2014-2015, si comprende in tutta la sua dolorosa evidenza perché oggi la Serie A sia tanto indietro rispetto ai campionati di vertice europei, come Premier, Bundesliga e Liga.
Nel fantastico 2-2 dell'Emirates (con reti di Aguero, Wilshere, Sanchez e Demichelis), infatti, anche un bambino a digiuno di calcio avrebbe potuto notare un'altra intensità di gioco, altra velocità di corsa e di pensiero, altra voglia di segnare un gol in più rispetto all'avversario senza fermarsi mai e senza tatticismi fini a se stessi, rispetto alla noia di una partita media della Serie A. Gunners e Sky Blues hanno offerto agli spettatori presenti nel meraviglioso stadio dell'Arsenal (e la cornice conta tantissimo per la piena riuscita dello spettacolo) e a chi, come me, li ha seguiti in televisione un match vibrante, pieno di capovolgimenti di fronte e di punteggio, ricchissimo di tecnica e di atletismo, corretto nonostante la velocità, teso ma mai nervoso. Poi, a prescindere dal risultato finale, diventa persino ovvio che, al fischio dell'arbitro, il pubblico si alzi tutto in piedi per applaudire i calciatori di entrambi le squadre. Non può esservi delusione da parte dei tifosi dell'Arsenal, per un pareggio casalingo contro i campioni d'Inghilterra; né da parte di quelli dei Citizens, usciti indenni da un campo insidioso. Ma, di fronte a tanta bellezza, il punteggio passa in secondo piano. E sono sicuro che i supporters di casa avrebbero applaudito convinti anche se la loro squadra fosse stata sconfitta, per l'impegno messo in campo dal primo all'ultimo minuto.
In Italia, dunque, invece di riempirci la bocca con chiacchiere fumose, perché - semplicemente - non impariamo come si fa calcio di vertice (da tutti i punti di vista) nell'anno di grazia 2014?

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