mercoledì 17 settembre 2014

la nuova stagione calcistica e i ritardi di un'italia sempre più (ta)vecchia

Di Diego Del Pozzo

Con i lettori di Calciopassioni ci eravamo lasciati alla fine del Mondiale brasiliano, ormai due mesi fa, con le consuete pagelle e graduatorie del meglio e del peggio di un torneo che ha sancito il trionfo della Germania giovane e multietnica e il logico fallimento di un'Italia sempre più indietro nel calcio come in tutto il resto.
A dispetto di chi per un po' ci aveva sperato, la pausa estiva ha subito spazzato via tutti i buoni propositi di coloro che s'erano posti il problema di un ringiovanimento e rinnovamento, nelle logiche e nelle persone, del panorama calcistico italiano, per provare a seminare qualcosa su cui poi costruire un futuro migliore. In estate, invece, una serie di episodi emblematici ha fatto immediatamente comprendere che, anche nell'immediato futuro, nel Belpaese tutto resterà così com'è, anzi probabilmente peggiorerà, dato che all'estero, invece, non si fermano con le mani in mano a tutela delle loro piccole rendite di potere.
Così, in ordine sparso, ecco quanto accaduto finora:
1) Alla guida della Federcalcio è stato eletto il giovane settantunenne Tavecchio, sconosciuto oltre i confini, subito segnalatosi per una infelice battuta razzista prima di entrare in carica e per la depenalizzazione dei cori ultrà contro i napoletani come primo atto concreto della sua gestione;
2) A guidare la Nazionale orfana del Prandelli dimissionario-fuggiasco, il Tavecchio di cui sopra ha chiamato Antonio Conte, ottimo allenatore della Juventus tricampione d'Italia, ma anche personaggio coinvolto a più riprese nei recenti scandali del calcioscommesse, quando allenava il Bari e, soprattutto, il Siena: almeno, così, la Nazionale italiana non sarà più regolata dal codice etico, come avveniva in maniera molto ambigua col precedente commissario tecnico;
3) Lo stesso Conte, invece di approfittare del disastro brasiliano e svecchiare tutto, ha riconfermato il blocco juventino degli ultratrentenni, compreso Pirlo, già in retromarcia rispetto ai suoi propositi di dire addio alla maglia azzurra;
4) In una sola estate, anzi in pochi giorni, la Serie A ha perso altri giovani calciatori italiani di valore come Ciro Immobile, Mario Balotelli, Alessio Cerci, Bryan Cristante, non a caso acquistati da top club esteri come Borussia Dortmund, Liverpool, Atletico Madrid e Benfica, mentre in Italia approdavano decine di pedatori medi ultratrentenni pronti a sparare (forse) le loro ultime cartucce. Tra l'altro, con la partenza di Balotelli, la Serie A ha perso anche l'unica pop star calcistica italiana universalmente nota: e pure questo è impoverimento, almeno a livello di attenzione mediatica;
5) Il Napoli di Rafa Benitez s'è fatto eliminare inopinatamente dall'Athletic Bilbao nel preliminare agostano di Champions League, tra le polemiche dell'ambiente per una campagna acquisti non all'altezza da parte della società. A livello più generale di calcio italiano, ciò significa presentarsi al via del più importante torneo internazionale per club con sole due squadre, Juventus e Roma, meno del Portogallo, che ne schiera tre (Benfica, Porto e Sporting Lisbona).
6) La Serie B, cioè il secondo campionato professionistico nazionale, ha ufficializzato appena un giorno prima del via quale fosse la ventiduesima squadra partecipante, ripescata dalla nuova Lega Pro unica (un'indegna accozzaglia di 60 squadre divise in tre gironi).
Come conseguenza (anche) di tutto ciò, un semplice sguardo gettato, in queste prime settimane di attività ufficiale, a una partita di Premier League, di Liga o di Bundesliga e poi a una di Serie A fa comprendere nella sua amara evidenza quale sia il ritardo attuale - destinato ad aumentare - del calcio italiano nei confronti delle scuole calcistiche europee di primo livello, delle quali, fino a pochi anni fa, facevamo parte a pieno titolo. Oggi, evidentemente, non più.

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