mercoledì 2 luglio 2014

brasile 2014: terminati gli ottavi di finale, le grandi ai quarti

Di Diego Del Pozzo

Le emozioni mondiali di Brasile 2014 continuano senza sosta. Ecco il riepilogo di quanto successo negli ottavi di finale del torneo, con le otto vincitrici dei gironi del primo turno (dunque, le migliori otto squadre del Mondiale) che si qualificano per i quarti, al termine di match intensi, spettacolari e ricchissimi di spunti interessanti.
Julio Cesar festeggiato dai compagni
Brasile - Cile 1-1 (4-3 dopo i calci di rigore)
Che questa partita sarebbe stata una battaglia lo si capisce fin dal momento degli inni nazionali, quando i tifosi brasiliani sommergono di fischi la parte finale dell'inno cileno (quella più intensa e sentita, cantata senza il sottofondo musicale), con le facce dei giocatori della Roja inquadrate dalle tv di tutto il mondo davvero furiose.
Il match, quindi, conferma le perplessità sul conto dei padroni di casa, ancora troppo dipendenti da Neymar e appena appena più sciolti in mezzo al campo con Fernandinho schierato da Scolari al posto del più difensivo Paulinho. Nonostante le diverse occasioni da gol prodotte, infatti, i verdeoro si dimostrano squadra tecnicamente farraginosa e tatticamente confusa. E stavolta, per una qualificazione-thrilling non del tutto meritata, devono ringraziare Julio Cesar, paratutto durante i 120 minuti di gioco e pararigori al momento della verità: e pensare che, rimasto senza squadra proprio nell'anno del Mondiale casalingo, l'ex portiere dell'Inter è dovuto emigrare in Canada per prepararsi adeguatamente.
In quanto al Cile, è ormai una realtà calcistica di primo livello, anche se avrebbe bisogno di più peso e centimetri in difesa per compiere il decisivo salto di qualità. Comunque, il preparatissimo tecnico argentino Jorge Sampaoli ha costruito un gioiellino dal gioco fluido e scorrevole e dal pressing inesauribile, arricchito da alcuni elementi di notevole livello tecnico (primo tra tutti, Alexis Sanchez). E, anche contro il Brasile, alcune manovre di prima in velocità palla a terra sono da applausi, come quella che, alla metà del secondo tempo, porta al tiro in area che costringe alla paratona decisiva Julio Cesar. E la traversa colpita da Pinilla all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare grida ancora vendetta. Grande Roja, in ogni caso, anche se poi ai calci di rigore si dimostra meno fredda e lucida dei padroni di casa.

James Rodriguez
Colombia - Uruguay 2-0
Il secondo derby sudamericano degli ottavi di finale, invece, oppone la squadra tecnicamente più dotata emersa dalla prima fase a quella tradizionalmente impostata prima di tutto per far giocare male gli avversari.
Stavolta missione fallita, però, per gli arcigni uruguagi, che devono inchinarsi alla scintillante Colombia assemblata dal ct José Pekerman (altro argentino da esportazione), arricchita dalla classe superiore dei vari James Rodriguez (autore dei due gol decisivi e, fin qui, autentico padrone del Mondiale), Juan Cuadrado (che rischia le gambe in almeno un paio di occasioni), Jackson Martinez, Juan Camilo Zuniga (al momento, il miglior terzino destro del torneo).
Nonostante l'assenza per squalifica di Luis Suarez (per il morso a Chiellini), il "Maestro" Tabarez ci prova comunque in tutti i modi, puntando su un Edinson Cavani voglioso e caricatissimo, pronto a prendersi la Celeste sulle spalle, senza peraltro poter contare su un sostegno all'altezza da parte dei compagni (primo tra tutti un Forlàn assolutamente deludente).
In ogni caso, la differenza tra le due compagini è davvero troppo netta, anche perché la perfetta macchina da calcio costruita da Pekerman può giovarsi pure di un ottimo equilibrio tra i vari reparti e, alla bisogna, persino di un portiere attento e reattivo come David Ospina, sempre all'altezza quando viene impegnato dagli uruguayani, in particolar modo nella seconda parte del match.
Una menzione speciale la merita il primo, bellissimo gol di James Rodriguez, con stop di petto e rapidissimo tiro al volo da 25 metri sul quale Muslera proprio non può nulla. A 23 anni ancora da compiere, il numero dieci colombiano - di proprietà del Monaco, che l'anno scorso lo ha comprato dal Porto per 45 milioni di euro - ha saputo trasformarsi in superstar planetaria in soli quattro match di Brasile 2014, anche se chi sa di calcio lo conosce bene già da qualche anno.
Nei quarti di finale, la Colombia si giocherà l'ingresso in semifinale contro i padroni di casa brasiliani, per i quali - se la squadra di Pekerman si confermerà sui livelli mostrati finora - sarà davvero molto, molto dura.

La gioia di Sneijder e Huntelaar
Olanda - Messico 2-1
Restare in vantaggio fino all'87esimo minuto e poi buttare al vento una qualificazione ai quarti che sarebbe stata meritata. Così fa il Messico contro l'Olanda, nel terzo ottavo di finale del Mondiale brasiliano.
In vantaggio grazie a un gran gol di Giovani dos Santos, pochi minuti dopo l'inizio del secondo tempo, i messicani riescono per oltre metà gara a irretire completamente un'Olanda ancora più mazzarriana che nei precedenti tre match (ma Martins Indi è più scarso di Aronica!), schierata con undici uomini rintanati dietro la linea della palla e il solo Robben dotato di licenza di ripartire (pericolosamente) in contropiede.
Poi, però, dopo il vantaggio, il Tricolòr allenato dal "Piojo" Miguel Herrera - fin lì, tra i migliori allenatori dell'intero torneo - arretra troppo il proprio baricentro e rinuncia a giocare come ha dimostrato di saper fare, invece, fino a poco prima. Parallelamente, Louis Van Gaal - che in questo Mondiale, tra mille critiche, sta rileggendo il calcio totale olandese in maniera originalissima, discutibile, molto pratica e, forse, epocale - risistema le proprie pedine sulla scacchiera in un modo più consono al loro talento, aggiunge l'ottimo Memphis Depay agli altri attaccanti, avanza il multiuso Dirk Kuijt, permette a Sneijder di dedicarsi con più libertà alla fase offensiva e inserisce il più pesante e fisico Huntelaar al posto di un fino ad allora evanescente Van Persie. Tutto ciò costringe il Messico nella propria area di rigore, col fenomenale portiere Ochoa che si conferma tra le rivelazioni del torneo e salva almeno tre gol fatti (uno in modo quasi soprannaturale). A pochi minuti dal fischio finale, però, la grande pressione olandese produce il risultato più logico, cioè l'uno-due siglato da Sneijder con un gran tiro al volo dal limite dell'area (sul quale la difesa messicana copre male) e, poi, da Klaas-Jan Huntelaar su un calcio di rigore conquistato da Arjen Robben (il migliore dell'Olanda) in pieno recupero.
Così, si arriva al 2-1 finale, col Messico che esce tra gli applausi e i rimpianti, mentre l'Olanda dimostra che si può giocare e vincere a temperature impossibili anche se si è europei (vero Prandelli?). E gli Oranje adesso diventano davvero temibilissimi.

Il ct dei Ticos, Jorge Luis Pinto
Costa Rica - Grecia 1-1 (6-4 dopo i calci di rigore)
Nell'ottavo di finale che oppone le due sorprese del Mondiale brasiliano, Costa Rica batte Grecia 6-4 dopo i calci di rigore (1-1 al termine dei supplementari), con i centroamericani che si qualificano per i quarti, dove giocheranno contro la corazzata Olanda. E la loro bella favola continua...
La partita è molto equilibrata e combattuta, anche se giocata a un livello tecnico non paragonabile a quello degli altri ottavi. La Grecia prova ad affidarsi ancora una volta al suo grande cuore, rimontando allo scadere dei tempi regolamentari (col difensore Papastathopoulos) il vantaggio costaricano siglato dal "solito" Bryan Ruiz pochi minuti dopo l'inizio del secondo tempo. Stavolta, però, gli ellenici non riescono a ripetere il miracolo del girone di primo turno, nemmeno quando si trovano con un uomo in più dopo l'espulsione di Duarte al 67' e, nei supplementari, sfiorano ripetutamente la rete della vittoria. Ai rigori, infatti, arrivano stremati, rispetto agli avversari. Così, mentre i Ticos riescono a mettere a segno tutti e cinque i loro rigori, per i greci l'esperto Gekas si fa parare da Navas (gran protagonista del match) il tiro che risulta decisivo.
In ogni caso, senza voler scioccamente gridare al miracolo, la Costa Rica si conferma una discreta squadra, allenata meravigliosamente dal "mitico" Jorge Luis Pinto, dotata di un ottimo portiere (davvero ottimo Keylor Navas, tra i migliori portieri della Liga, col Levante), di tre-quattro buoni giocatori di livello ed esperienza internazionali (direi, su tutti, il capitano Ruiz, Bolaños e la stellina Joel Campbell, di proprietà dell'Arsenal), una notevole condizione atletica (fattore determinante) e un incredibile spirito di gruppo. Grazie a tutto ciò, finora al Mondiale ha battuto Italia e Uruguay e pareggiato con Inghilterra e Grecia, sconfiggendola poi ai calci di rigore. Adesso, vada come vada contro l'Olanda, non parlerei più di sorpresa...

Benzema e Pogba, decisivi
Francia - Nigeria 2-0
La Francia supera nel suo ottavo la Nigeria uscendo fuori nettamente alla distanza, dopo una settantina di minuti piuttosto complicati.
Nel finale, infatti, il portiere nigeriano Enyeama - fin lì tra i più efficaci del Mondiale e anche oggi migliore tra i suoi, con almeno quattro grandi parate - regala il vantaggio ai Blues con un'uscita scriteriata su calcio d'angolo (e Pogba appoggia in rete indisturbato di testa). Nei minuti di recupero, poi, altro regalo non richiesto alla Francia, da parte degli esausti nigeriani, per il definitivo 2-0 (su autogol di Yobo).
Decisiva, per rovesciare un match che non voleva saperne di sbloccarsi, è la mossa del tecnico francese Deschamps, che di fronte alle trame offensive troppo farraginose della propria squadra sostituisce il pesante centravanti Giroud col più agile e veloce Griezmann, riportando così al centro dell'attacco Karim Benzema, fino a quel momento schierato largo a sinistra con scarsi risultati. E, con il nuovo assetto, è subito tutta un'altra Francia, complice però anche il vistoso calo atletico di una Nigeria fin lì estremamente generosa (e l'uscita di Onazi, dopo un'entrata-killer di Matuidi).
Così, i francesi accedono ai quarti di finale, dove attendono la vincente tra Germania e Algeria: la prima da evitare perché tecnicamente molto forte, la seconda pericolosissima anche per questioni storiche e socio-politiche.

Schurrle esulta dopo il suo gol
Germania - Algeria 2-1 (dopo i tempi supplementari)
Ma che bella partita, quella degli ottavi di finale tra Germania e Algeria, con tutte e due le squadre impegnate a superarsi fino all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare. Sì, perché i tedeschi devono faticare per più di 120 minuti per avere la meglio (per 2-1) su un'Algeria coraggiosissima, fisica, veloce, molto tecnica, incapace di accettare la sconfitta anche di fronte all'evidenza.
Nel primo tempo, addirittura, sono i nordafricani a dominare il match, sfiorando ripetutamente il gol del vantaggio e, orchestrati alla grande da Feghouli, mettendo costantemente in difficoltà la Germania grazie a ripartenze veloci sulle fasce, in particolare su quella sinistra, dove si distingue un ottimo Ghoulam. Man mano, però, i tedeschi entrano nella gara e iniziano a rendersi sempre più pericolosi, costringendo il portiere algerino Rais a salire in cattedra e a prodursi in almeno quattro-cinque grandi parate. Ma se la pressione della Germania aumenta costantemente, l'Algeria non rinuncia mai a ripartire in veloci contropiede manovrati, sollecitando più volte un comunque sempre attento Neuer.
Si va ai tempi supplementari sullo 0-0 e qui un gol di tacco di Schurrle, anche un po' fortuito, rompe l'equilibrio, proprio mentre gli algerini iniziano a calare vistosamente dal punto di vista atletico (primi effetti del Ramadan?). Così, la Germania prende possesso pieno del match, sigla l'inevitabile raddoppio con Ozil, ma proprio in extremis deve concedere a Djabou il gol del 2-1 e rischia persino di subire un clamoroso pareggio lasciando Bougherra solo davanti al portiere per un debole colpo di testa.
Al fischio finale, sono i tedeschi a festeggiare, ma tutto lo stadio è in piedi per applaudire un'Algeria bellissima, che lascia il Mondiale con onore e a testa molto, molto alta.

Di Maria segna il decisivo 1-0
Argentina - Svizzera 1-0 (dopo i tempi supplementari)
Minuto 121 dell'ottavo di finale tra Argentina e Svizzera a San Paolo. L'Albiceleste è in vantaggio da appena tre minuti, grazie a un irresistibile spunto in velocità di Leo Messi, che serve Angel Di Maria sulla destra e poi assiste alla perfetta finalizzazione a incrociare del compagno (nettamente il migliore in campo): 1-0. Stanno per chiudersi anche i tempi supplementari, ma gli elvetici si buttano in avanti alla ricerca della rete che potrebbe valere i calci di rigore. Nel primo minuto di recupero, Dzemaili colpisce di testa da due passi e centra il palo a Romero battuto. Il rimpallo gli finisce sul ginocchio e, sempre col portiere argentino immobile, termina fuori tra l'incredulità generale.
Così, dopo il Brasile contro il Cile, anche l'Argentina contro la Svizzera si salva grazie a un palo colpito dagli avversari allo scadere dei supplementari (lì Pinilla, qui il centrocampista del Napoli): e se non sono segni del destino questi...
Prima degli incredibili minuti finali, comunque, il match offre un'Albiceleste ancora poco fluida nelle sue trame di gioco e la squadra di Hitzfeld (all'ultima panchina in carriera) ottimamente organizzata in fase difensiva. Messi va a corrente alternata, mentre Di Maria a destra e un inesauribile Rojo a sinistra non danno tregua sulle fasce alla difesa rossocrociata. Bello, a centrocampo, è il duello tutto muscoli e sostanza tra Inler e Mascherano (avrebbero potuto essere compagni di club all'ombra del Vesuvio: peccato!).
Nel primo tempo, la Svizzera riparte un paio di volte in contropiede, rendendosi pericolosissima. Poi, dalla seconda metà, si rintana nella propria metà campo, schiacciata da un'Argentina che, nonostante una costruzione di gioco farraginosa e un Higuain ancora lontano da una condizione accettabile, trasforma la partita in un autentico assedio, anche se caotico e ben poco organizzato. Il risultato non si sblocca e lo stesso succede anche durante i supplementari. Poi, come sta accadendo continuamente durante questo Mondiale, quando la stanchezza inizia ad allungare le squadre e ad annebbiare le idee, i fuoriclasse salgono in cattedra e decidono i destini delle proprie squadre con la giocata che fa la differenza. Stavolta, tocca al più grande tra i suoi contemporanei, Lionel Messi, il quale premia con l'assist colui che più di tutti merita la soddisfazione personale: un Angel Di Maria semplicemente perfetto.

L'esultanza belga dopo il gol di Lukaku
Belgio - Stati Uniti 2-1 (dopo i tempi supplementari)
Il match più intenso e spettacolare di Brasile 2014 va in scena a Salvador, dove Belgio e Stati Uniti chiudono il tabellone degli ottavi di finale onorando l'appuntamento iridato con una prestazione destinata a restare negli annali.
In particolare, i talentuosi Diavoli Rossi allenati da Marc Wilmots finalmente giocano a briglia sciolta, dopo le tre vittorie del primo turno, meno convincenti sul piano del gioco. Stavolta, invece, in spazi più ampi, mostrano per la prima volta sul suolo brasiliano tutto il loro strapotere tecnico, reso ancora più devastante da una varietà di soluzioni da far invidia a tante nazionali ben più blasonate. E, a partire dall'affascinante quarto di finale contro l'Argentina, si ripropongono con forza come possibile sorpresa del torneo, persino in chiave di vittoria finale. Quella del Belgio attuale, infatti, è davvero una "generazione d'oro", perché soltanto così si può definire una nidiata di talenti che comprende, in contemporanea, Hazard, Mertens, De Bruyne, Witsel, Fellaini, Origi, Lukaku, Courtois, Kompany, Vertonghen (e potrei aggiungerne ancora). Non è un caso che, ogni volta che Wilmots fa un cambio, riesca a rovesciare una partita, tanto numerose sono le soluzioni sulle quali può contare in panchina.
Accade lo stesso anche contro gli Stati Uniti, quando il tecnico decide di sostituire un Origi fin lì molto positivo con la maggiore delusione belga del torneo: il centravanti dell'Everton, di proprietà del Chelsea, Romelu Lukaku. Siamo all'inizio dei tempi supplementari, dopo che per 90 minuti abbondanti le due squadre si sono affrontate a viso aperto, con grinta e in velocità, col Belgio a bombardare letteralmente gli americani (e il portiere Howard migliore in campo) e con questi ultimi a ripartire in contropiede in maniera sempre pericolosa. Lukaku entra e, in pochi minuti, distrugge le resistenze avversarie con un assist per Kevin De Bruyne e un bel gol personale: due giocate di pura potenza atletica, 2-0 e tutto sembra deciso.
Peccato, però, che nessuno abbia avvertito gli Stati Uniti, che riescono a risorgere dal baratro atletico nel quale parevano calati e schiacciano il Belgio nella sua metà campo, alla ricerca di qualcosa che avrebbe dell'incredibile. Così, al minuto 107, il neoentrato Julian Green (giovanili del Bayern Monaco) dimezza lo svantaggio. Dopo sessanta secondi, il leader "Terminator" Jones sfiora il 2-2. Al minuto 114, Courtois si immola sulle gambe di Dempsey e salva la sua porta. Tre minuti dopo, ancora Jones spara alto sulla traversa. E allo scadere il giovane Yedlin - un terzino destro fortissimo, da comprare immediatamente - svirgola a lato.
Sconfitti sul campo da una squadra più forte di loro, gli Stati Uniti confermano, comunque, la crescita dell'intero movimento calcistico d'Oltreoceano e dicono una parola chiara sul notevole lavoro che Jurgen Klinsmann sta portando avanti da quando siede sulla panchina della squadra. Alle già note capacità fisico-atletiche, infatti, gli americani iniziano ad abbinare significative conoscenze tattiche, una certa esperienza internazionale e una serie di individualità di spicco, giovanissime e, pertanto, destinate a crescere ancora in futuro. Mentre si attende ancora l'esplosione del calcio africano, non è che la nuova frontiera del calcio internazionale passi proprio per gli Stati Uniti?

Il tabellone dei quarti di finale
  • Venerdì 4 luglio, ore 18 italiane, a Rio de Janeiro: Francia - Germania.
  • Venerdì 4 luglio, ore 22 italiane, a Fortaleza: Brasile - Colombia.
  • Sabato 5 luglio, ore 18 italiane, a Brasilia: Argentina - Belgio.
  • Sabato 5 luglio, ore 22 italiane, a Salvador: Olanda - Costa Rica.
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