martedì 17 settembre 2019

calcio e cinema: parla asif kapadia, tra maradona e napoli-liverpool

Di Diego Del Pozzo

Ieri, in occasione dell'anteprima italiana a Napoli del suo atteso documentario Diego Maradona, il regista da Oscar (per Amy) Asif Kapadia s'è soffermato anche sull'attualità calcistica, in particolare sull'inizio della Champions League 2019-2020 e sul big match odierno in programma allo stadio San Paolo tra Napoli e Liverpool, la squadra per la quale batte il suo cuore di tifoso.
Il regista Asif Kapadia a Napoli durante l'anteprima italiana del suo film
Kapadia, dopo aver conosciuto molto bene Napoli e il Napoli durante gli anni di lavorazione del suo documentario su Maradona, che cosa pensa della città e della sua squadra di calcio?
"Della città mi sono letteralmente innamorato. E anche la squadra è diventata la mia preferita tra quelle italiane, tanto che sarei felicissimo se gli azzurri quest'anno riuscissero a conquistare la Serie A. Posso dire, anzi, di essere diventato tifoso del Napoli, tranne che quando gioca contro il mio Liverpool". 
Quindi, nel match d'esordio della Champions League di quest'anno non avrà dubbi sulla squadra per la quale tifare...
"No. Nonostante la simpatia per il Napoli, infatti, spero proprio che possa vincere il mio Liverpool. Lo scorso anno riuscii ad assistere alla partita d'andata sugli spalti del San Paolo e mi dispiace che quest'anno non potrò essere presente, perché dopo l'anteprima del film a Napoli devo rientrare immediatamente a Londra, per poi partire alla volta dell'Argentina, dove nei prossimi giorni è in programma l'anteprima del film a Buenos Aires e dove spero di poter contare anche sulla presenza in sala di Maradona". 
Il Liverpool è campione d'Europa in carica e quest'anno è subito ripartito alla grande. Quali sono, secondo lei, i punti di forza della squadra?
"Ce n'è uno, innanzitutto: Jurgen Klopp. Per me, lui è un allenatore straordinario, che ha cambiato il club e la squadra dall'interno, portando una ventata di novità e idee calcistiche fantastiche. Ritengo che quella con Klopp sia stata in assoluto la firma più azzeccata del Liverpool da una trentina d'anni a questa parte, sia per quanto riguarda i calciatori che gli allenatori". 
E di Ancelotti alla guida del Napoli che cosa pensa?
"Mi piace molto, è un grande allenatore con una storia importante e con alcune caratteristiche da vero vincente, prima tra tutte quella capacità unica di restare calmo e di trasmettere tranquillità all'ambiente nel quale lavora. Tra l'altro, nel mio film c'è anche un'inquadratura dell'Ancelotti calciatore, ai tempi della sua presenza nella nazionale italiana durante il Mondiale di Messico 1986". 
Oltre ad Ancelotti, nel suo documentario si vedono anche tanti altri campioni impegnati nella Serie A degli anni Ottanta, quando il campionato italiano era il più ricco e spettacolare del mondo. Rispetto ad allora, sembra passato un secolo, con la Premier League che oggi domina tra le leghe calcistiche europee e la Champions League diventata l'autentico emblema del calcio-show. Che cosa pensa del football contemporaneo?
"Gli anni Ottanta sono stati un periodo irripetibile per il calcio italiano e internazionale, perché alcune logiche del business non erano ancora state perfezionate, come invece avviene oggi. Per questo, poteva accadere che il più forte calciatore del mondo, Maradona, si trasferisse dal Barcellona in una squadra tutto sommato di secondo piano come il Napoli, o che società di provincia come Verona o Udinese riuscissero ad attrarre grandi campioni. Anche a livello europeo c'era più equilibrio e maggiori possibilità di risultati a sorpresa. Oggi, invece, i top players si trasferiscono soltanto da un top club all'altro: dal Paris Saint Germain al Real Madrid, dal Barcellona al Manchester City, dal Bayern Monaco alla Juventus, in un circolo estremamente ristretto ed elitario. E, tranne pochissime eccezioni, alla fine vincono sempre i più ricchi e potenti. E questo, onestamente, non mi piace poi così tanto". 
Lei ha spesso sottolineato le affinità tra le realtà sociali di Napoli e di Liverpool. Che cosa accomuna le due città, dunque, dal suo punto di vista?
"La gente di Napoli e di Liverpool è molto simile: sanguigna, schiettamente popolare, legatissima alle sue origini e alla sua città, pazza d'amore per il calcio e per la sua squadra. Anche per questo, forse, a Napoli mi sono subito sentito come a casa. Sono molto simili anche le brutture razziste che i tifosi partenopei e quelli dei Reds devono subire in quasi tutti gli stadi italiani e inglesi. Spero sinceramente che i napoletani non si irritino per la ricostruzione degli indimenticabili sette anni di Maradona nella loro città, perché la mia intenzione era di celebrarne la grandezza, pur senza occultarne le zone d'ombra e i lati oscuri. Se lo avessi fatto, non sarei stato un buon regista. Ma tutto ciò che ho raccontato nel mio documentario è ampiamente documentato attraverso interviste, immagini d'archivio e ricostruzioni di chi era presente all'epoca. Da parte mia, ho cercato di mettere in campo uno sguardo che fosse il più onesto possibile".
Dopo l'anteprima italiana di ieri sera, Diego Maradona di Asif Kapadia sarà nei cinema italiani come evento speciale il 23, 24 e 25 settembre, distribuito da Nexo Digital.
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